Cisgiordania centinaia di manifestazioni, ma i dimostranti non hanno levato neppure una volta il suo ritratto, mai la bandiera giordana è apparsa in mezzo alla folla, mai è stato acclamato il suo nome. Le bandiere erano invariabilmente palestinesi, i ritratti quelli di Nasser o di Arafat, e gli slogan « Nasser! Nasser! » e « Fath! Fath! ».
Non è un segreto per nessuno che le organizzazioni clandestine - specialmente il Fronte popolare per la liberazione della Palestina - stanno guadagnando terreno a gran velocità presso i giovani, gli studenti e gli intellettuali della zona occupata. Tali organizzazioni vanno lentamente minando il potere del sovrano giordano. Egli non è più in grado di distruggerle, dato il rispetto che ispirano ai suoi sudditi e al suo stesso esercito. Posto tra l'incudine e il martello, tra la guerriglia e le rappresaglie, Flussein teme ormai di dover vedere la fine della sua dinastia.
Molti ritengono che se non è ancora stato detronizzato lo deve al timore dei terroristi di vedere l'esercito israeliano precipitarsi in Transgiordania, con conseguente forzato intervento di Nasser nella regione.
Intorno alla fine del 1968 corsero voci secondo le quali il re e il suo entourage vedevano con estremo favore la creazione di uno Stato palestinese autonomo, che regolasse infine il pasticcio palestinese. I giordani, pur di essere lasciati in pace, si sarebbero accontentati della sola Giordania. Si trattava insomma di ritornare al regno del suo infelice nonno.
Hussein delineò personalmente questa soluzione in un'intervista concessa a Gavin Young dell'« Observer », giornalista inglese assai stimato per la sua serietà. Il re gli disse che se i palestinesi desideravano costituire un proprio Stato in Cisgiordania, egli non avrebbe mosso obiezioni. Come tutte le interviste importanti concesse dalle personalità mediorientali, anche tale dichiarazione venne regolarmente smentita.