Conferenza delle quattro potenze (in questo modo Israele potrebbe chiamare queste conversazioni negoziati diretti, mentre gli arabi sarebbero liberi di intenderle diversamente);

4. Esercitare una forte pressione sui due campi affinché accettino queste condizioni;

5. Concretizzare tale accordo in un documento contrattuale che consenta agli uni di considerarlo un

‘trattato di pace e agli altri di attribuirgli un'altra etichetta;

6. Conferire a tutto ciò carattere di definitività attraverso una garanzia internazionale.

Due sono i fattori che nella realtà mediorientale si oppongono a questa strategia: il governo israeliano e le organizzazioni guerrigliere. Gli israeliani perché - lo abbiamo già visto - tutti i membri del gabinetto reclamano annessioni che vanno assai al di là di tutto ciò che offre la risoluzione del Consiglio di sicurezza; la guerriglia palestinese perché ritiene, fondatamente, che una sistemazione del conflitto porterebbe un colpo mortale alla sua lotta per una Palestina libera e incoraggerebbe i regimi arabi a liquidarla.

La logica vorrebbe che le due forze si unissero in una lotta comune, cosa peraltro resa assolutamente impossibile dal fatto che il governo israeliano ha nei confronti della creazione di uno Stato palestinese un'ostilità ancora maggiore che per una sistemazione imposta da una grande potenza. Inoltre i palestinesi da parte loro non riconoscono la legittimità di Israele.

Stante questa doppia opposizione, quali sono le possibilità di successo dell'iniziativa delle grandi potenze?

Molto dipenderà dalle condizioni dello spirito pubblico nel mondo arabo. E molto dipenderà da Nasser. Riuscirà egli a dividere le organizzazioni guer-

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