Capitolo primo
La proliferazione dei partiti politici in Israele lascia a prima vista stupefatti, e sembra sinonimo di disordine e disgregazione.
Poiché d'altronde questi partiti sono sempre sul punto di scindersi o di fondersi, la vita politica israeliana fa pensare ad una cultura di batteri osservata al microscopio.
E tuttavia, nonostante l'apparente sbriciolamento, il sistema partitico israeliano è caratterizzato da una stabilità e compattezza incredibili, persino eccessive.
Ciò è dovuto al fatto che quasi tutti i partiti sono sionisti. Solo quattro piccoli gruppi non appartengono ufficialmente al campo sionista. Eccone l'elenco: il nuovo partito comunista (costituito in maggior parte da arabi); Forza nuova (il gruppo di « Ha' olam Hazeh »), che io rappresento alla Kenesset; il Partito comunista israeliano (essenzialmente ebraico), che ha peraltro rapidamente adottato la piattaforma sionista e che attualmente è indistinguibile dai sionisti ortodossi; e infine i due raggruppamenti israeliani di Agudah, i quali oggi, a dispetto dell'antisionismo acceso da loro professato prima del 1948, possono considerarsi sionisti da tutti punti di vista.